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19 novembre 2017 Cuveglio Commemorazione San Martino

Ho il piacere di salutare tutti voi con le parole del nostro emerito Presidente Carlo Smuraglia: noi dell'Anpi tutta siamo un insieme saldo e forte, ci rammarichiamo ogni volta che viene meno un partigiano ma abbiamo la consapevolezza che il vuoto sarà riempito, anche se resterà sempre il dolore, il ricordo, il rimpianto.

Noi riempiremo il vuoto che ha lasciato il caro Emilio, lo riempiremo rendendo attuali i valori da lui ereditati.

Ricordiamo Emilio Ventura che se ne è andato il 3 novembre, pochissimi giorni fa, Emilio, partigiano combattente del San Martino, lo ricordiamo con il suo racconto, diceva così: siamo nati sotto il fascismo, venivamo educati e preparati alla guerra, eravamo militarizzati sin da bambini, ci incitavano all'odio razziale.

Emilio racconta che la causa partigiana è stata certamente per lui una scelta morale come ribellione alle sofferenze e ai soprusi subiti per anni. I primi giorni dell'ottobre del '43, io ed alcuni amici nati tra il 1920 e il 1924 decidemmo così di non andare a combattere per i tedeschi e i fascisti. Raccontava Emilio che il 19 ottobre insieme a lui salirono sul San Martino:Francesco di Bisceglie classe 1923, Rozza Gianfranco, classe 1924, Colamonico Biagio, classe 1924, Colamonico Carmelo, classe 1921, Felice Cremascoli, tutti ragazzi e uomini provenienti dalla Baia del Re, quartiere Stadera di Milano, quartiere che ha una grande storia di lotta partigiana, di antifascismo.

Pochi giorni dopo li raggiunse suo fratello Angelo, classe 1904. Davvero commovente raccontare la morte eroica di Angelo Ventura. Prima della battaglia un ufficiale del San Martino compila una lista di coloro che dovevano raggiungere una postazione con buona visuale, dove con una mitragliatrice avrebbero dovuto rallentare l'avanzata dei nazifascisti.

In quella lista c'era Emilio Ventura. Angelo, suo fratello maggiore che gli stava vicino. lo prende per la giacca e lo ferma riportandolo nella fila e si fa avanti lui dicendo: sono io Ventura.

Sapeva che in quell'impresa era quasi certa la morte e volle così sacrificarsi al posto del fratello più giovane.

Angelo fu catturato dai nazifascisti il giorno della battaglia, il 15 novembre 1943, in vetta al monte San Martino e dagli stessi barbaramente trucidato il giorno successivo venne ucciso ed avemmo la certezza della sua morte avvenuta il giorno dopo, mediante fucilazione, dal Cappellano Mario Limonta, rimasto sul luogo a raccogliere e seppellire le salme dei caduti.

La sua morte segnò profondamente Emilio, il cui dolore si acuì ancor più quando, in anni recenti, conobbe i particolari dell'atroce violenza: "Cerco di superare l'angoscia che mi attanaglia la notte, rifugiandomi nella speranza che le esperienze portino le persone a rifiutare e a combattere violenza, ferocia, sopraffazione e odio".

L'esperienza attiva partigiana segnerà ognuno di noi nel profondo del proprio carattere.

Un senso di giustizia ci ha guidati anche dopo, non a caso nel periodo immediatamente dopo la guerra, quando la miseria, le umiliazioni ed i soprusi continuarono, tanti di noi, ci siamo ritrovati pur con percorsi personali differenti, a percorrere la strada per noi ideale, aderendo al Partito Comunista italiano, del quale ognuno di noi divenne convinto attivista.

Eravamo fermamente convinti che dovevamo difendere strenuamente la Pace.

Concludo con questo monito lasciato da Emilio. Importante la difesa della pace, senza la pace non vi è nulla, le guerre devastano, la pace costruisce.

Marina Perozzi